«Con maggior forza di qualsiasi altra testimonianza, la letteratura e le arti ci parlano delle ostinazioni dell’impenetrabile, dell’elemento totalmente alieno in cui ci imbattiamo nel labirinto dei nostri affetti intimi. Sono le arti – e in questa definizione dobbiamo accettare di includere, credo, le forme vive della speculazione – che possono farci sentire, se non di casa, almeno responsabilmente nomadi nella nostra condizione umana»: così scrive George Steiner in Vere Presenze, spiegando come l’opera d’arte ci invita perentoriamente a cambiare, perché l’incontro con la creazione estetica è il richiamo più ”ingressivo”, più trasformatore dell’esperienza umana.
Vere Presenze sono quelle letture, quelle autrici e quegli autori che ci cambiano. Cambiano e restano. Abitano dentro di noi, generano stupore e nostalgia, diventano compagni in quell’esperienza nomade che è la vita. Alle vere presenze torniamo ogni volta per provare a capire il mondo e noi stessi.
Vere Presenze sono le grandi voci femminili come Sylvia Plath e Natalia Ginzburg, protagoniste quest’autunno in via Bogino attraverso incontri, ascolti, memoria. Vere Presenze sono quelle evocate da Pierluigi Battista nel suo I miei eroi (La nave di Teseo): parole di cui non si può fare a meno, che danno un senso nuovo e diverso alla vita. Vere Presenze sono gli uomini e le donne protagonisti di tanti fra i libri che aprono la stagione al Circolo: volti e storie rimasti muti, sino a quando qualcuno non li racconta.
Vere Presenze sono la sfida all’indeterminatezza della realtà, alla noia di un già detto che è pura ripetizione, sono la voce della nostra comune condizione di monadi perseguitate dal desiderio di comunione.

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** artwork di FLO