Cosa manca al nostro tempo dell’effimero?
Forse un paradigma interpretativo, ancorato alla memoria del passato ma capace di orientare il futuro. Perché la storia non è un fluire incessante: se si trovano adeguati strumenti di lettura, noteremo l’esistenza di avvenimenti che offrono occasioni per riflettere sulla vita collettiva.
La cassetta degli attrezzi la mettono a disposizione i classici, libri che non offrono soluzioni semplificate, ma ripropongono antichi dilemmi, non presentano un’immagine unilaterale ed edulcorata dell’uomo e del mondo, ma danno da pensare.

Da questa idea nasce il Festival del Classico, lezioni, dialoghi, letture, dispute dialettiche, presentazione di libri, spettacoli teatrali, alimentati dalle parole della letteratura e della filosofia, sullo sfondo della storia. Il presidente onorario della rassegna è Luciano Canfora; Ugo Cardinale il curatore.

 

✏️ info@circololettori.it
🌐 festivaldelclassico.it

Un festival per andare verso il futuro con lo sguardo ben ancorato al passato.

Le Edizioni

2023 | Oriente / Occidente


Il tema della 6. edizione è Oriente/Occidente, un ambivalente orizzonte culturale che siamo abituati a leggere in modo unidirezionale ma che riserva molte sorprese.

Rileggeremo i miti, la storia, l’arte, la letteratura, la filosofia, la geografia, le vie del commercio, l’evoluzione della tecnologia insieme ai testi antichi e a relatori e relatrici d’eccezione.

E forse, alla fine, potremmo ripensare l’Occidente e gli equivoci dell’orientalismo, cioè quella forma mentis che impedisce a noi occidentali di vedere realmente com’è quell’altro che ci rappresentiamo come Oriente.

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2022 | Lavoro: condanna, diritto, utopia

Perché Adamo fu condannato a lavorare? Perché aveva ceduto al desiderio di attingere all’albero della conoscenza. È con questa scena odiosa che ha inizio la storia umana secondo una tradizione che ha rischiato di imporsi come verità storica. In questa scena archetipica confluiscono due concetti oscurantistici: la conoscenza va preclusa, il lavoro è un disvalore, anzi una condanna. Per fortuna gli umani hanno accettato la sfida e hanno seguito un cammino opposto: hanno lottato per conquistare sempre maggiore conoscenza e hanno molto faticosamente restituito dignità al lavoro. Questo è stato il cammino più lungo e doloroso.
L’illusionistica immagine, dura a morire, di un’età classica armonicamente divisa tra la creazione artistica e il ‘mestiere di cittadino’ nasconde, o lascia in ombra, la realtà più sconvolgente di quel mondo: il lavoro come destino di chi ha perso la libertà personale o non l’ha mai avuta. Di qui la nascita di utopie che talora tratteggiano o vagheggiano un’età dell’oro, un mondo senza lavoro; di qui anche l’esplosione di ribellioni di rara asprezza; di qui infine la crisi della coscienza, e della fiducia in se stessi, che erode dall’interno le classi egemoni. Un cammino accidentato al termine del quale parvero – ma solo parvero – ricongiungersi la libertà e il lavoro.

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2021 | Libertà e schiavitù

La 4. edizione apre uno spazio di riflessione intorno al dualismo libertà/schiavitù. «L’uomo è nato libero, ma ovunque è in catene»: queste prime righe del Contratto sociale di J.J. Rousseau pongono l’accento su un’antinomia che accompagna da lungo tempo la storia dell’umanità: l’apparentemente ineludibile correlazione tra libertà e schiavitù nel consesso sociale. La schiavitù nel mondo occidentale è sempre esistita? Rara tra i popoli nomadi, è documentata nelle civiltà antiche dal Medio Oriente all’India alla Cina. Cosa si intende per eleutheria? Si può parlare di modo di produzione schiavistico e quando sarebbe nato? Qual è il risultato della globalizzazione in termini di libertà e schiavitù? Questi e molti altri quesiti sono stati il punto di partenza di oltre 40 appuntamenti: lezioni magistrali, letture, dialoghi, dispute dialettiche, seminari, alimentati dalle parole della letteratura e della filosofia, sullo sfondo della storia, per riflettere sul valore della libertà e l’ingiustizia della schiavitù nel mondo di oggi attraverso il confronto critico con il pensiero antico.

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2020 | Homo sive Natura: guerra, pace, malattia nella spirale della storia

Guerra e pace: un binomio indisgiungibile quando si analizza l’ambivalenza della natura umana e il cammino della storia. La guerra e la violenza sono insite nell'uomo al pari della pace e del bene. Questo emerge nel poema omerico, la prima rappresentazione della guerra nella letteratura che sembra celebrare la forza che manifesta, accanto al dispiegarsi tragico della violenza, lo sgorgare delle “lacrime” e i segnali della pietà e dell’amore, annuncio del bisogno di pace. Il terzo appuntamento del festival riscopre invece un antagonismo differente, che mette in relazione la Guerra, la Pace e la Malattia e al centro del dibattito la Storia, ricettacolo di guerre, epidemie, conflitti, ma anche di anelito alla pace. Nel corso dei secoli l'uomo si è trovato a interrogarsi sul concetto di Pace, come tregua temporanea o pace perpetua, sulla Guerra, rivelazione della natura belluina dell'uomo o sostanza di antiche antinomie insolubili, sulla Malattia, oscura metafora dell’imponderabile e dell’impotenza. Nella libertà di risposta rispetto alle grandi domande della vita sta proprio l’essenza della civiltà greca, che ha sviluppato in modo problematico questi dilemmi di sempre nell’epica, nella tragedia, nella filosofia e ha lasciato questa eredità anche al mondo romano.

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2019 | La verità ci renderà liberi

La verità ci renderà liberi: un augurio e una speranza.
Siamo abituati a percepire un potere che occulta gli arcana dominationis, che viene sentito come ingannevole e oscuro, ma mai come in questo tempo sentiamo il bisogno di trasparenza e di affermare il diritto alla verità contro le falsificazioni.
Ma quale verità?
La parola rimanda agli albori della cultura greca quando irruppe sulla scena nella ricerca di una via lontana dal cammino consueto degli uomini e divenne poi protagonista dello scontro tra Socrate e i sofisti durante il primo esperimento di democrazia in Atene.

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2018 | Res publica. Il potere dei cittadini

In questo tempo di incertezze - politiche, sociali, esistenziali - da più parti si avverte il bisogno di interrogare il passato. L'obiettivo non è cercare facili ricette, ma ritrovare il “pensiero lungo” delle riflessioni durature e affrontare con maggior consapevolezza i problemi del presente e i dilemmi irrisolti della res publica.

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